EXPO2015 ha parlato di cibo ma ha dimenticato di parlare di conservazione! Una grave lacuna mitigata dal duplice appuntamento organizzato dalle Nazioni Unite e dal Centro Studi Galileo sulla conservazione degli alimenti tramite la catena del freddo.

cibo-avariato-300x336EXPO2015 è alle spalle. Già si pensa ai nuovi appuntamenti che coinvolgeranno il belpaese nei prossimi mesi, Giubileo in testa. I più lungimiranti pensano all’Expo intermedia di Astana e a EXPO2020 Dubai che si prevede scintillante!
Occorre però mantenere il messaggio che EXPO ci ha lasciato: Nutrire il pianeta con forme di produzione sostenibili.
La grave lacuna che più volte abbiamo evindeziato, e per la quale ci siamo spesi in prima persona, è stata che EXPO non ha posto sufficientemente l’accento sulla questione della conservazione degli alimenti prodotti. 
Tutti sappiamo che, segnatamente nelle Nazioni in via di sviluppo, il cibo che non raggiunge le tavole dei consumatori finali arriva a picchi del 40%.
E’ impossibile pensare di “Nutrire il Pianeta” senza un’adeguata rete di conservazione delle produzioni tramite la catena del freddo.
Quali interessi insistono sulla volontà di produrre sempre più alimenti, con uno sfruttamento importante del suolo che può anche pregiudicarne la produttività, che vengono poi gettati poichè non commestibili a causa del deperimento?
Perchè EXPO non ha previsto approfondimenti riguardo le modalità di conservazione dei cibi?

Accortici della grave lacuna abbiamo provveduto ad organizzare, uno in fase mediana e uno in fase conclusiva (il 13 giugno ed il 13 ottobre),  con il supporto di tre agenzie ONU (FAO. UNIDO, UNEP) due convegni di livello internazionale che approfondissero necessità ed esperienza nella conservazione delle produzioni alimentari.
Dai simposi è emerso un ampio dibattito sulle possibilità che le innovazioni della tecnica offrono e un interesse marcato da parte delle Nazioni in via di sviluppo, particolarmente del continente africano, che permettano loro di trasportare i cibi nelle aree più remote e organizzare delle economie di stampo industriale nella commercializzazione dei prodotti tipici di riferimento (ad esempio il mango di straordinaria qualità prodotto in Gambia che non può essere esportato per mancanza di celle di conservazione nei luoghi di raccolta).
Una corretta conservazione degli alimenti prodotti favorirebbe inoltre le esportazioni dell’agroalimentare italiano di qualità, garantendo le proprietà delle eccellenze inalterate sino ai luoghi di destinazione.
Questo testimonia come quello della conservazione avrebbe dovuto essere uno dei temi fondamentali dell’Esposizione Universale. Così non è stato. Speriamo in un futuro più consapevole.

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