“Servicing Tail”: cosa comporta per i Paesi in via di Sviluppo?

servicing tail

UNIDO, United Nations Industrial Development Organization, ha diramato un approfondimento sulla cosiddetta “Servicing Tail” degli HCFC, con particolare attenzione alle Nazioni in Via di Sviluppo.

Per Servicing Tail, quando si parla del Phase Out degli HCFC, si intende l’uso di refrigeranti la cui vendita è ormai vietata, ma l’utilizzo è ancora consentito essendo ancora attivi impianti che ne fanno ampio uso.

Mentre numerose Nazioni, come previsto dal Protocollo di Montreal, hanno visto il termine della produzione di F-Gas diventare attivo al 1° Gennaio 2020, altre realtà, in primis i Paesi in via di Sviluppo (le cosiddette Nazioni dell’Articolo 5, si stanno attrezzando per arrivare allo stop della produzione entro il 2030.

La Servicing Tail indica, in sintesi, un periodo di tempo e una percentuale di HCFC che potranno essere ancora prodotti e utilizzati dopo il Phase Out: se il periodo temporale è sempre lo stesso, 10 anni dalla scadenza, cambiano le percentuali e la ripartizione sul totale annuo di gas prodotti: 0,5% annuale per tutti, e un più tollerante 2,5% su media annuale per le Nazioni dell’Articolo 5. Di fatto, questo renderà indispensabile riconsiderare l’efficacia e i risultati effettivi del progetto dopo il 2040, per quanto riguarda i Paesi in via di Sviluppo.

Il Comitato Esecutivo sta rimarcando l’importanza di adottare le misure adatte affinché i Paesi in via di Sviluppo riescano a seguire l‘HPMP (HCFC Phase Out Management Plan), onde evitare ritardi e problematiche in futuro.

Nel 2018, gli Adjustement al Protocollo di Montreal, individuati dalla Decision XXX/2 (applicata a tutti i paesi firmatari), ha esteso e delineato una serie di eccezioni e casistiche, in modo tale da rendere il Phase Out più semplice da attuare e sostenere: in particolar modo, la Servicing Tail, inizialmente pensata per il solo settore RAC, è stata estesa ad altre aree d’afferenza, quali missilistica, sistemi antincendio e applicazioni mediche.

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Diventa estremamente importante considerare le differenze tra il livello di Phase Out degli HCFC, in base agli impegni presi con il protocollo di Montreal, e gli accordi stipulati tra i singoli stati e il Comitato Esecutivo dell’HPMP, in particolar modo per quanto concerne tre punti fondamentali:

  1. Se il livello massimo consentito di consumo / produzione (baseline e fasi di riduzione) sono inferiori nell’accordo di finanziamento HPMP rispetto a quelli dei programmi di eliminazione progressiva del protocollo di Montreal, i Paesi dell’Articolo 5 devono seguire i livelli più bassi di consumo stipulato nell’accordo di finanziamento, per evitare di contravvenire all’accordo ed essere valutato con a penalità finanziaria.

  2. Qualsiasi accordo di eliminazione accelerata degli HCFC firmato dai paesi con il Comitato esecutivo che specifica, per scelta, la data (anno) entro cui il consumo di HCFC dovrebbe essere segnalato come zero, prima o fino al 2030 non è consentito a questi paesi di sfruttare la “coda di servizio” come stabilito dal protocollo di Montreal (2030- 2040).

  3. È possibile che l’accordo di finanziamento HPMP specifici un massimo annuale per il consumo dopo l’eliminazione graduale, e non una media annuale suddivisa su 10 anni per la Servicing Tail, come stabilito nel Protocollo di Montreal. Pertanto, la Servicing Tail prevista dal Protocollo di Montreal non si applicherebbe ove i dati relativi al consumo annuo sono indicati nel accordo. Gli accordi di finanziamento HPMP, ad oggi, non consentono il caricamento frontale o lo stoccaggio in nessun particolare anno, solo un massimo di circa il 2,5% per ciascuno anno. Se il consumo annuo è inferiore, l’accordo è stato sforato, e un paese potrebbe dover restituire il finanziamento nell’ambito di una clausola sanzionatoria.

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Di fatto, la Servicing Tail è una sorta di “eccezione particolare”: ha limiti predeterminati e può essere sfruttata senza dover effettuare richieste particolari.

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