Commercio illegale di HFC, l’Agenzia di Investigazione Ambientale lancia l’allarme

image1Mentre le forniture si stanno riducendo e i prezzi stanno aumentando, il commercio illegale di idrofluorocarburi nell’Unione Europea prospera. È quanto evidenzia il nuovo rapporto dell’Agenzia di Investigazione Ambientale (Environmental Investigation Agency).
Il rapporto Doors Wide Open: Europe’s flourishing illegal trade in hydrofluorocarbons, pubblicato oggi, individua in Bulgaria, Croazia, Danimarca, Grecia, Italia, Lituania, Polonia e Malta gli ‘hotspot’ e i punti di ingresso dei gas HFC fuori dal sistema delle quote, che entrano nell’UE direttamente dalla Cina o passando per la Russia, l’Ucraina, la Turchia e l’Albania per far fronte alla richiesta.
Dall’analisi dell’EIA, basata sui dati doganali del 2018, emerge che lo scorso anno sono stati immessi sul mercato 16,3 milioni di tonnellate di CO2 equivalente di HFC, pari a più del 16% della quota prevista dal Regolamento (UE) n. 517/2014.
Particolarmente interessante è il fatto che numerosi stati europei hanno registrato un aumento significativo delle importazioni di HFC nel 2018, nonostante una riduzione dell’approvvigionamento di questi gas refrigeranti pari al 37%.
Inoltre, l’EIA sottolinea come l’80% degli stakeholder dell’industria intervistati fosse a conoscenza o sospettasse del commercio illegale e al 72% fosse stato offerto del refrigerante contenuto in bombole monouso illegali.
Nel rapporto figura una serie di raccomandazioni per contrastare questo preoccupante fenomeno. Tra queste, un sistema di licenze che consenta ai funzionari doganali di stabilire la regolarità dei carichi di HFC, un miglioramento delle procedure di segnalazione e monitoraggio del commercio di HFC con i paesi esportatori e la revisione del divieto delle bombole non ricaricabili per proibire l’utilizzo di qualsiasi tipo di bombola monouso.

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