Intervista al Prof. Alberto Cavallini: “La refrigerazione si sta rivoluzionando: fluidi infiammabili e mini compressori sono il futuro”

P1000304Il Professor Alberto Cavallini, Presidente Onorario dell’Istituto Internazionale della Refrigerazione e uno dei massimi esperti del settore del Freddo, è stato intervistato per parlare del futuro dell’industria.
Riportiamo qui di seguito l’intervista integrale. Il video dell’intervista, realizzata al XVIII Convegno Europeo, è disponibile a questa pagina.
Il nostro settore è al centro di una ennesima rivoluzione: la quarta generazione di refrigeranti. Ciò è dovuto all’emergenza del clima che tutti bene 
conosciamo. Purtroppo i gas refrigeranti che avevamo scelto soltanto dieci o quindici anni fa come sostituti hanno problemi di inquinamento del clima a causa del loro alto effetto serra e quindi bisogna 
sostituirli rapidamente. Naturalmente non è facile perché, nonostante la 
chimica ci metta a disposizione la possibilità di costruire quante nuove 
molecole vogliamo, esistono molti pochi composti che possono 
avere tutte le caratteristiche che desidereremmo da un refrigerante.
A questo 
punto dobbiamo rinunciare a qualche caratteristica, dato che ormai non abbiamo la possibilità di scegliere 
un refrigerante che anche solo si avvicini a tutte le caratteristiche che 
noi vorremmo avesse, quindi servono dei compromessi. Il compromesso che 
dobbiamo senz’altro fare nell’immediato futuro – e anche nel lontano futuro per conto mio – è quello dell’infiammabilità. Una volta volevamo refrigeranti non infiammabili e potevamo avere a disposizione fluidi di questo tipo, ma adesso purtroppo non è più possibile. Ciò è dovuto al fatto che abbiamo dovuto scartare 
molti prodotti per i problemi climatici e di distruzione dell’ozono che hanno posto. Siamo arrivati a scavare il fondo del barile e i fluidi che ci restano come sintetici sono per 
lo più almeno leggermente infiammabili. Bisogna fare un compromesso: se vogliamo 
fluidi che abbiano un effetto serra basso, 
necessariamente o quasi necessariamente questi sono debolmente infiammabili 
quindi dobbiamo accettarlo. Per conto mio non è un gravissimo problema, poiché siamo abituati a vivere in casa con le linee di gas naturale all’interno. Ci 
vogliono naturalmente regole e codici di sicurezza molto precisi per poter applicare questi 
fluidi con sicurezza. È questo quindi il primo passo che il legislatore 
deve fare.
Per altro, non abbiamo soluzioni nemmeno vicine all’ideale per tutte le 
applicazioni. Per certe applicazioni – mi riferisco per esempio alla 
refrigerazione commerciale – dovremo senz’altro andare sui gas naturali 
come l’anidride carbonica. Per altre applicazioni, l’anidride carbonica non è assolutamente adatta e 
mi riferisco soprattutto al condizionamento 
dell’aria e ai refrigeratori d’acqua. Per questi, o accettiamo 
fluidi con infiammabilità non trascurabile come i refrigeranti 
naturali – anche gli idrocarburi – oppure non troveremo ciò che cerchiamo.
Il 
futuro ci impone quindi di cambiare le tecnologie. Una possibile mutazione 
delle tecnologie che io posso vedere è quella del cambio dell’hardware, anche se non è ancora indirizzata con molta precisione. Per esempio, adesso siamo abituati ad usare compressori volumetrici. Per i compressori volumetrici costruire macchine compatte significa avere refrigeranti ad alta pressione che sono più disponibili con i nuovi fluidi che 
non impattano l’ambiente. Il problema può essere quello di cambiare 
hardware, cioè cambiare compressori. Si sta sviluppando la tecnologia dei mini 
compressori centrifughi, i quali ruotano con diametri molto ridotti quindi compatti come 
vorremmo fossero. Grazie a diametri piccoli nell’ordine della decina di centimetri o anche meno, i motori ruotano a 
velocità inimmaginabili solo qualche settimana fa: 
possiamo dire fra i 100 e i 150 giri al secondo. Possono avere portate che sono adatte a 
costruire macchine compatte: questa può essere dunque un’altra soluzione.
È questo quindi il futuro che io vedo: i refrigeranti naturali per 
le varie applicazioni alle quali queste soluzioni si 
prestano, oppure i pochi fluidi sintetici che 
ci sono rimasti accettando il compromesso 
dell’infiammabilità, magari anche con nuove 
tecnologie. Comunque, abbiamo fatto una capriola: 
siamo partiti dai refrigeranti naturali nel 1930, 
abbiamo introdotto i primi sintetici, siamo passati attraverso quattro-tre categorie di 
refrigeranti sintetici e una dopo l’altra abbiamo 
dovuto scartarle. Adesso stiamo ritornando all’origine e ricadendo sui naturali. Dobbiamo farcene una ragione e 
sviluppare le relative tecnologie“.

Rispondi