Indagine AREA. Installatori sempre più consapevoli del commercio illegale di refrigeranti

RefSurvey_0Un’indagine interna AREA rivela che quasi l’80% del settore è a conoscenza del commercio illegale di alcuni degli HFC più comunemente usati. Questa osservazione viene fatta mentre una diminuzione della disponibilità di questi refrigeranti è stata testimoniata dal 60% del settore.
La percentuale dell’industria che registra una diminuzione della disponibilità di refrigerante varia dal 50% per R134a al 60% e oltre per R507A, R410A e R404A. I refrigeranti a basso GWP, d’altra parte, sembrano non mostrare carenza. Ovviamente queste tendenze sono legate alle quote del regime di riduzione graduale HFC del regolamento Fgas. Diventano preoccupanti quando messe in prospettiva con il commercio illegale.
L’80% dell’industria RACHP dichiara consapevolezza del commercio illegale di questi refrigeranti. Si arriva al 90% per l’R134a. L’R32, tuttavia, non sembra interessato. Va sottolineato che la questione sembra più urgente nelle Nazioni confinanti con paesi extra UE. La problematica sembra in peggioramento dall’inizio dell’anno.
Anche i rapporti sul furto del refrigerante danno un dato in aumento anche se non tutti i paesi sono ugualmente esposti. Le percentuali di consapevolezza rimangono più modeste tra il 40% e il 50% a seconda del tipo di refrigerante.
Come affrontare questi problemi? Quando vengono informate dal settore, le autorità nazionali cercano in genere di agire. Tuttavia, sono spesso come carenti di risorse e / o competenze. L’industria si dichiara favorevole a maggiori controlli, sanzioni più severe, maggiore consapevolezza degli utenti finali, lotta contro le vendite illegali in Internet e una più stretta cooperazione con le dogane.
Conservando una posizione di favore al regolamento Fgas e in linea con il messaggio recentemente emanato sul commercio illegale di refrigeranti, AREA e i suoi membri intendono continuare a lavorare con le autorità europee e nazionali.
L’indagine interna AREA è stata effettuata nell’ottobre 2018 e raccoglie le risposte di 18 associazioni membri provenienti da 16 paesi dell’UE.

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