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Perdite di gas refrigerante. Le abbiamo analizzate sotto diversi aspetti: dal come prevenirle al come risolverle. In questo articolo i tre principali motivi per cui è fondamentale effettuare un controllo periodico sugli impianti AC/R. Alcuni indizi? È conveniente, indispensabile per l’ambiente e, in certi casi, addirittura obbligatorio!
1) Essere in regola con la normativa vigente
Il D.P.R. 146/18 è la più recente legge sugli F-Gas ad oggi valida in Italia. Entrato in vigore il 24 gennaio 2019, il decreto stabilisce le linee guida da seguire per la manutenzione di una serie di impianti, tra cui quelli di condizionamento, refrigerazione e pompe di calore.
A differenza del precedente D.P.R. 43/12, il recente D.P.R. 146/18 ha stabilito che gli impianti devono essere controllati non solo in base al quantitativo di gas refrigerante contenuto al loro interno, ma anche considerando la tipologia di gas. Come più volte ribadito dagli esperti del settore, infatti, non tutti i gas refrigeranti presentano lo stesso GWP (global warming potential) e anzi, in termini ambientali, si differenziano essenzialmente per il loro potenziale contributo all’effetto serra. Ovviamente, gas refrigeranti a GWP più elevato rappresentano un rischio maggiore per l’ambiente, ragione per cui la normativa attualmente in vigore richiede controlli più serrati e frequenti per gli impianti che contengono questa tipologia di gas.
Nello specifico, il legislatore ha stabilito che sono obbligatoriamente sottoposti a controlli tutti gli impianti contenenti gas fluorurati a effetto serra in quantità pari o superiore a 5 tonnellate di CO2 equivalente.
Più nel dettaglio, i controlli delle perdite vanno effettuati con la seguente frequenza:
- ogni 12 mesi (ogni 24, se è installato un sistema di rilevamento delle perdite) per gli impianti contenenti gas fluorurati a effetto serra in quantità pari o superiori a 5 tonnellate di CO2 equivalente ma inferiori a 50 tonnellate di CO2 equivalente.
- ogni 6 mesi (ogni 12, se è installato un sistema di rilevamento delle perdite) per gli impianti contenenti gas fluorurati a effetto serra in quantità pari o superiori a 50 tonnellate di CO2 equivalente ma inferiori a 500 tonnellate di CO2 equivalente.
- ogni 3 mesi (ogni 6, se è installato un sistema di rilevamento delle perdite) per gli impianti contenenti gas fluorurati a effetto serra in quantità pari o superiore a 500 tonnellate di CO2 equivalente.
Un ulteriore obbligo imposto dal D.P.R. 146/18 al proprietario o utilizzatore dell’impianto è quello di riparare tempestivamente il punto di perdita una volta accertata la sua esistenza. Per evitare dubbi o confusioni, il legislatore specifica che l’arco temporale entro cui la riparazione va eseguita è di 5 giorni. La sanzione amministrativa prevista in caso di inosservanza di tale obbligo ammonta ad una cifra che varia dai 5.000 ai 25.000 euro.
2) Ridurre i consumi energetici in bolletta
In caso di presenza di perdite di gas refrigerante, l’impianto di climatizzazione o refrigerazione perde di efficienza e impiega più tempo a raffreddare, richiedendo un maggiore dispendio di energia che si traduce inevitabilmente in bollette più costose a fine mese.
In un articolo del Cooling Post viene riportato uno studio che un’azienda scozzese ha condotto per l’Institute of Refrigeration in merito all’effetto che le perdite di gas refrigerante possono avere sui costi di gestione dell’impianto. Al fine di ricreare situazioni di inefficienza realistiche per gli impianti, sono stati ipotizzati tre tassi di perdita, riducendo del 2%, 6,5% e 11% la carica di refrigerante contenuta negli impianti sottoposti a test.
In seguito ai test condotti, è risultato:
– un costo operativo medio di 0,13£/kWh
– che, tra tutti i gas refrigeranti, R404A ha presentato il costo operativo annuale più alto (con una cifra compresa tra i 1500£ e i 1600£) a differenza del R407A, che si è mantenuto in tutte e tre le ipotesi di perdita sotto la soglia delle 800£.
Ad ogni modo, è stato appurato che la presenza di perdite di gas refrigerante di qualsiasi tipo incide sostanzialmente sui costi operativi totali degli impianti AC/R.
3) Limitare al massimo l’impatto ambientale degli impianti AC/R
Come riportato dal responsabile R&D di Errecom alla XIX edizione del Convegno Europeo organizzato da Centro Studi Galileo, l’impatto ambientale di un impianto di refrigerazione o climatizzazione risulta dalla somma delle sue emissioni dirette e indirette.
Per emissioni dirette, si intende la perdita di gas refrigerante dell’impianto nell’atmosfera; mentre con il termine emissioni indirette si fa riferimento al consumo di energia necessario per far funzionare l’impianto stesso.
Se consideriamo che l’impatto ambientale di un impianto AC/R dipende solo per il 20% dalle emissioni dirette e per il restante 80% da quelle indirette, capiamo che, sebbene in un’ottica di tutela ambientale sia fondamentale scegliere refrigeranti a basso GWP, questa non può essere l’unica soluzione da adottare per garantire un funzionamento più eco-friendly degli impianti.
A tale scopo, infatti, risulta estremamente importante mantenere il loro fabbisogno energetico al minimo.
Come garantire che un impianto AC/R funzioni costantemente in maniera efficiente, dunque? Attraverso la manutenzione!
Per approfondire tale argomento consigliamo la lettura dell’articolo sulla localizzazione delle perdite di gas refrigerante negli impianti AC/R e l’intervista al nostro R&D Manager sulle perdite di gas refrigerante negli impianti, in cui il Dr. Mattavelli spiega le principali cause e conseguenze e presenta le soluzioni più efficaci a contrastare tale fenomeno.