Anche l’Austria dice addio alle caldaie a gas fossile

Leonore Gewssler ritratta da Arno Melicharek

Il paese dipende dal gas russo più di chiunque altro in Europa, nella misura dell’80% del totale. L’obiettivo delle nuove normative sarà quindi quello di ridurre tale fattore, puntando inoltre su sistemi più “green”.

Come si legge in una note ufficiale, “Ogni stufa a gas di cui ci liberiamo è un passo in uscita dalla nostra dipendenza dal gas russo”, secondo Leonore Gewessler, ministra austriaca del Clima.

Stop quindi alle nuove caldaie a gas dal 2023, scadenza anticipata rispetto a quella inizialmente prevista del 2025, che va ad aggiungersi al divieto delle vendite di sistemi di riscaldamento a petrolio e carbone del 2020.

Ogni appartamento e ogni casa che teniamo al caldo con il riscaldamento sostenibile ci rende più liberi e meno suscettibili ai ricatti. Ecco perché il riscaldamento a gas nei nuovi edifici sarà un ricordo del passato dal 2023 in poi”, ha continuato a spiegare Leonore Gewessler.

Dal 2025, il governo vorrebbe iniziare anche a rendere obbligatorio il cambio dei sistemi di riscaldamento a petrolio e carbone acquistati prima del 1980, per arrivare alla completa eliminazione entro il 2035. L’Austria punta alla neutralità climatica entro il 2040.

Sosteniamo le persone nel passaggio a sistemi di riscaldamento rinnovabili come il riscaldamento a pellet o le pompe di calore con 7.500 euro. Inoltre, ci sono sussidi degli stati federali. E per le persone con pochi soldi, pagheremo l’intera sostituzione”, ha spiegato Gewessler, annunciando una serie di sussidi e incentivi mirati a minimizzare l’impatto sui cittadini. Inoltre, “a causa della guerra in Ucraina, la dipendenza dal gas russo è uno sviluppo negativo che sta diventando sempre più costoso anche per i consumatori”, come ha sottolineato Magnus Brunner, ministro delle Finanze: il cambio potrebbe portare a bollette più leggere.

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