Buco dell’ozono mai così piccolo da 30 anni, ma a preoccupare è il gas SF6

ozoneQuest’anno il buco dell’ozono potrebbe essere il più piccolo degli ultimi 30 anni, ma il recupero dello strato di ozono non deve e non può essere dato per scontato.
È questo il messaggio che arriva da Jonathan Shanklin, uno dei primi scienziati a documentare negli anni ’80 il progressivo assottigliamento dello strato di ozono sopra l’Antartide: “Per capire se i trattati internazionali stanno funzionando oppure no, bisogna guardare a lungo termine. Quest’anno uno sguardo rapido potrebbe portare a pensare che abbiamo chiuso il buco dell’ozono, ma non è così. E nonostante le cose stiano migliorando, ci sono ancora paesi che stanno producendo clorofluorocarburi (CFC), le sostanze chimiche che sono responsabili del problema. Non possiamo essere soddisfatti“, ha affermato a BBC News.
Uno degli argomenti che recentemente ha attirato l’attenzione di Shanklin riguarda l’esafluoruro di zolfo (SF6). Si tratta di un potente gas a effetto serra che viene utilizzato nell’industria elettrica per evitare incidenti e cortocircuiti. Le sue emissioni in atmosfera stanno aumentando, sebbene siano ancora relativamente basse.
La preoccupazione dello studioso britannico è che l’SF6 venga trattato allo stesso modo dei CFC quando vennero introdotti per la prima volta negli anni ’30 e si pensava che non fossero nocivi: “Pensiamo che l’SF6 probabilmente non avrà problemi, anche se sappiamo che è un gas a effetto serra. Perciò forse non lo stiamo usando con la prudenza con cui dovremmo. Ed è per questo motivo che abbiamo bisogno di vari sensori di monitoraggio in tutto il mondo così da poter dire alla comunità scientifica che c’è qualcosa che aumenta, in modo che possano creare dei modelli e scoprire quali sono le conseguenze prevedibili“, ha spiegato Shanklin.

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