
Da http://www.aboutpharma.com
Uno studio condotto dal gruppo Deutsche Post, DHL, in collaborazione con McKinsey & Company, mette in luce una serie di problemi che riguardano la cold chain e la necessità di trasportare i vaccini in tutto il globo anche a -80 gradi centigradi: starà alla filiera del freddo rendere l’operazione possibile.
I vaccini che sono attualmente più vicini alla diffusione e distribuzione nel nostro paese e in Europa sono i Moderna e Pfizer, ma richiedono uno stoccaggio e distribuzione a temperatura controllata molto bassa. (fonte: Fiercepharma.com)
Infatti Pfizer – BioNTech puntano su un vaccino a mRNA, soprannominato BNT162b2: questo dovrebbe essere conservato a -70 ° Celsius e durerà solo 24 ore a temperature refrigerate comprese tra 2° e 8°.
Miliardi di dosi da distribuire in tutto il mondo, e numerose difficoltà per conservarle correttamente: sono questi i temi su cui si è incentrata l’analisi del Gruppo Deutsche Post DHL, in collaborazione con McKinsey & Company, che hanno messo in luce una serie di problemi che la filiera logistica farmaceutica incontrerà quando sarà il momento di distribuire il vaccino. Il white paper “Delivering pandemic resilience”, realizzato dalle due società, stima infatti che sarà necessario distribuire più di dieci miliardi di dosi, da mantenere spesso sotto i -80 gradi centigradi, un fattore che già in passato ha causato difficoltà nella distribuzione di materiale sanitario.
La temperatura sarà la primissima sfida da gestire: molto probabilmente, secondo il report, alcuni vaccini andranno conservati a a -80° onde evitare di danneggiarne integrità ed efficacia durante trasporto e stoccaggio. Considerando che, mediamente, i vaccini vanno trasportati a temperature che vanno dai 2 agli 8°C, la sfida si preannuncia ardua. Per garantire copertura globale, verranno organizzate circa 200.000 spedizioni di pallet, 15 milioni di consegne in contenitori a temperatura controllata e oltre 15 mila voli.

Nello specifico, i vaccini interessati a un trattamento a bassissime temperature sarebbero quelli a RNA, ben più complessi da gestire rispetto ai classici vettori virali, con virus inattivati o DNA.
Un paragrafo del rapporto si concentra poi sulle problematiche geografiche di alcuni Paesi: mentre la produzione farmaceutica avviene principalmente in zone che vantano un’infrastuttura logistica moderna e intatta, la distribuzione non può limitarsi a queste regioni. I territori con temperature medie particolarmente elevate, e quelli nei quali la catena del freddo potrebbe risentire di infrastrutture non adeguate, avranno necessità di interventi specifici. Il continente africano, quello sudamericano e alcune zone dell’Asia (soprattutto quelle centrali e remote), saranno aree molto difficili da gestire. Bisognerebbe, auspicano gli autori, pensare a nuovi modelli di trasporto e tecnologie che lo rendano più efficiente: la palla passa quindi alla Cold Chain, alle cui mani è affidata la ricerca di una soluzione.