Earth Overshoot Day e HVAC/R: cosa può fare il nostro settore per il pianeta?

2 agosto 2023: Earth Overshoot Day. Abbiamo guadagnato 5 giorni rispetto al 2022 ma la strada da fare è ancora lunga e, come da diversi anni ci avvertono gli scienziati, ogni giorno che passa è un giorno sprecato per il pianeta e per il futuro delle nuove generazioni.
Opportunità per fare di meglio ce ne sono, anche e soprattutto nel settore del freddo (HVAC/R e automotive). Vediamole insieme in questo articolo.

Ne abbiamo parlato anche l’anno scorso: l’Earth Overshoot Day è il giorno in cui il mondo esaurisce tutte le risorse che la Terra è in grado di produrre per quell’anno. La data è calcolata dal Global Footprint Network, un’organizzazione internazionale che si occupa di calcolare ogni anno l’impronta ecologica sia dei singoli Paesi che mondiale.

Con l’Earth Overshoot Day che quest’anno cade il 2 agosto, sono ben 151 i giorni che rimangono scoperti: quasi 5 mesi di risorse che dovremo prendere in prestito dal 2024. Un prestito, peraltro, che non potrà essere a fondo perduto se si considera che siamo in debito con la Terra dal 1971 e che, ogni anno, il trend va peggiorando sempre più.
Eppure, analizzando i dati, rispetto al 2022 abbiamo guadagnato 5 giorni. Perché non è un traguardo di cui essere soddisfatti? Purtroppo, di questi giorni, solo uno è riconducibile ai piani di decarbonizzazione, alle strategie politico-economiche e, in generale, alle azioni virtuose dei Paesi. I restanti 4, invece, dipendono esclusivamente da un aggiornamento e un miglioramento nelle modalità di misurazione dei dati, da quest’anno più solidi e trasparenti, attuato dal Global Footprint Network.
Per quanto esistente, il miglioramento quindi risulta essere molto lieve e soprattutto troppo lento se si considera la velocità a cui corre la crisi climatica.
Steven Tebbe, CEO del Global Footprint Network, in un’intervista ha avvertito la comunità: “Il persistente superamento porta a sintomi sempre più evidenti, tra cui ondate di calore insolite, incendi boschivi, siccità e inondazioni, con il rischio di compromettere la produzione alimentare”.
Il cambiamento climatico, dunque, è una delle drammatiche conseguenze di questo utilizzo smisurato delle risorse del pianeta Terra e i disastri ambientali che hanno afflitto il Nord Italia nelle scorse settimane lo hanno pienamente dimostrato. Violenti temporali, forti grandinate ed improvvise trombe d’aria: chiamarlo maltempo sarebbe riduttivo, si tratta di una vera e propria crisi climatica che in assenza di azioni e scelte drastiche non può far altro che peggiorare nel futuro.

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In questo contesto di assoluta emergenza, il settore del freddo deve affrontare una sfida senza eguali definita dagli esperti Cold Crunch. Da un lato, infatti, ci si trova di fronte ad una crescente domanda del raffreddamento a livello mondiale, dall’altro, però, il settore deve tenere in considerazione l’importante necessità di ridurre quanto più possibile l’impatto che tale crescita ha sull’ambiente.
Basti pensare agli impianti di climatizzazione, le cui vendite annuali dal 1990 sono più che triplicate e che, si stima, entro il 2050 saranno presenti in circa 2/3 delle unità abitative di tutto il mondo. Questa tendenza triplicherà il fabbisogno energetico globale dei climatizzatori, rendendo necessario un aumento di capacità elettrica equivalente a quella complessivamente usata oggi da Stati Uniti, Unione Europea e Giappone. In uno scenario di questo tipo l’efficienza degli impianti diventa a tutti gli effetti una condizione sine qua non per la sostenibilità del settore. Gli OEM contribuiscono in maniera importante a tale scopo, attraverso la progettazione e l’ingegnerizzazione di impianti innovativi a basso consumo energetico, tuttavia, questo non basta. Ad oggi, infatti, la maggior parte degli impianti di climatizzazione installati e in funzione sul mercato non sono di ultima generazione e dovrebbe essere proprio la loro efficienza a preoccuparci. Considerando che, la loro rottamazione e sostituzione non può essere un’alternativa sostenibile (quantomeno non nella maggior parte dei casi), è necessario fare focus su uno degli aspetti più semplici e troppo spesso sottovalutati: la manutenzione.

Perdite di gas refrigerante
Innanzitutto, prevenire (e non solo riparare) le perdite di gas refrigerante durante l’intero ciclo di vita dell’impianto è uno step obbligato negli interventi di manutenzione dei tecnici, soprattutto considerando che tra i refrigeranti maggiormente utilizzati negli impianti AC/R attualmente in funzione troviamo i gas fluorurati, potenti gas serra con un potenziale di riscaldamento migliaia di volte superiore a quello dell’anidride carbonica. HCFC, HFC e CFC, nel dettaglio, sono responsabili di circa il 10% del riscaldamento climatico. Una corretta gestione delle perdite di gas refrigerante, secondo gli scenari calcolati dal Project Drawndown, sposterebbe l’Earth Overshoot Day di 6 giorni entro il 2050: un’importante responsabilità, questa, per il settore HVAC e un obiettivo raggiungibile in quanto da diversi anni esistono sul mercato additivi e soluzioni assolutamente sicure a tale scopo.

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Efficienza degli impianti
È fondamentale ricordare che l’efficienza è anche una questione di chimica, pertanto, monitorare le reazioni che avvengono all’interno dell’impianto è fondamentale. Umidità e acidità, infatti, a lungo andare portano alla creazione di perdite e quindi non solo alla dispersione nell’atmosfera di gas refrigerante dannoso come spiegato nel paragrafo precedente ma anche ad un conseguente calo dell’efficienza dell’impianto. Altro fenomeno, assolutamente naturale che, ha stimato ASHRAE, può causare una riduzione delle performance degli impianti anche del 30%, è l’oil fouling: depositi di olio che si accumulano sulle pareti delle linee frigorifere e diminuiscono lo scambio termico. Per non parlare di polvere, smog e detriti di vario tipo che, se presenti sulle batterie alettate di evaporatori o condensatori o sui filtri, portano l’impianto ad uno sforzo maggiore e quindi ad un aumento del consumo di energia. Una manutenzione regolare e professionale migliora quindi l’efficienza degli impianti e contribuisce alla riduzione delle emissioni di CO2 che, peraltro, è uno degli obiettivi posti in essere dall’iniziativa #MoveTheDate, insieme alla gestione dei refrigeranti, per spostare la data dell’Earth Overshoot Day verso fine anno. Se si riuscisse a ridurre le emissioni di CO2 del 43% a livello globale entro il 2030, come richiesto dal Panel Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC), infatti, significherebbe posticipare l’Earth Overshoot Day di 19 giorni all’anno: un obiettivo sicuramente ambizioso al quale il settore HVAC/R può ampiamente contribuire.

Food cold chain
Troppo spesso, inoltre, ci si dimentica dell’importante ruolo che il nostro settore ricopre per contrastare lo spreco alimentare. La food cold chain mantiene i prodotti alimentari ad una temperatura costante lungo tutto il percorso, dalla produzione alla vendita: tra trasporto, stoccaggio ed esposizione al pubblico, sono diverse le tappe percorse dal cibo da quando viene prodotto a quando arriva sulla tavola del consumatore, il che aumenta inevitabilmente il rischio di incorrere in inefficienze. Si stima, infatti, che circa 1/3 del cibo prodotto per il consumo umano viene perso o sprecato per un valore di circa 1000 miliardi di dollari ogni anno e che la sola inefficienza in ambito di food cold chain contribuisca a generare circa 526 milioni di tonnellate di cibo sprecato ogni anno. Una cosa è certa: potremmo fare di meglio.
La catena del freddo, peraltro, non riguarda solo il cibo ma anche altri beni di fondamentale e primaria necessità come medicinali e vaccini.

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Conclusioni
Il mondo del freddo ha subito una profonda trasformazione negli ultimi anni, complici le nuove tecnologie, ma anche le nuove necessità del mercato e, più in generale, l’emergenza climatica che il pianeta sta vivendo e coinvolge tutti i settori. L’importanza e la sempre maggiore capillarità del freddo hanno reso necessarie nuove visioni e strategie sostenibili e il settore, con tutti i suoi player, deve essere pronto. L’Earth Overshoot Day deve essere di supporto ad una presa di coscienza collettiva: solo dalla consapevolezza dei problemi è possibile misurare i margini di miglioramento e pianificare soluzioni.

Per informazioni o richieste contattare
Silvia Bodini
Press Office – Errecom S.p.A
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