Un uomo di 35 anni è stato giudicato colpevole dal tribuna federale di aver violato il Clean Air Act. Avrebbe scaricato illegalmente in atmosfera R-22 da un condizionatore.
La testimonianza delle forze dell’ordine è chiara: avrebbe tagliato un condotto del refrigerante provocando la dispersione in atmosfera.
Fonti giornalistiche statunitensi (ACHR News) riportano che il cittadino, proveniente da Columbus nell’Ohio, sta affrontando ora 31 mesi di carcere in una prigione federale per reati tra cui il rilascio del refrigerante, che è attualmente in fase di esaurimento produzione negli Stati Uniti.
Come si sono svolti i fatti? L’accusato (oggi condannato) ed alcuni complici si sarebbero impossessati illegalmente di 49 condizionatori domestici. La particolarità sta proprio nell’aggravante attribuita e rilevata dagli agenti speciali incaricati dell’ esecuzione del programma EPA in Ohio. Nel compiere il furto avrebbero come sopra citato segato i condotti provocando dispersione di gas in atmosfera giudicata “chiara violazione del Clean Air Act”.
Non ci stupiamo molto, d’altronde a poche centinaia di miglia da Columbus un super criminale come Al Capone venne arrestato per evasione fiscale!
Tuttavia il segnale, da parte delle autorità statunitensi, non è da sottovalutare.
Ovviamente quello accaduto nello Capitale dello stato del grande lago Eire è un caso isolato, ma indica come gli Stati Uniti abbiano scelto la mano dura contro i trasgressori.
La particolarità del paese nordamericano è proprio questa: sono tra gli ultimi ad attuare politiche di tutela e protezione dell’ambiente ma, nel momento in cui scelgono una linea, la fanno rispettare, usando anche il pugno di ferro.
In Europa sappiamo che le cose funzionano diversamente.
Pur essendo all’avanguardia nelle regolamentazioni in materia ambientale e avendo un parlamento comune impegnato quotidianamente sul fronte della legislazione in tale materia molto spesso vanifichiamo questa sforzi; i motivi sono tanti: la poca conoscenza delle conseguenze dei nostri comportamenti, la scarsa volontà di cambiare abitudini, i costi che derivano da un modo nuovo di lavorare con maggiore consapevolezza globale e in ultimo la quasi totale assenza di controlli atti a verificare il rispetto delle normative.
Sappiamo molto bene infatti come la partita importantissima delle certificazioni dei tecnici che operano utilizzando gas potenzialmente dannosi per l’atmosfera sia stata condotta a livello gestionale (in particolare in Italia) con non poche falle.
Moltissimi enti hanno rilasciato certificazioni a persone non propriamente preparate e il tempo strettissimo concesso dal recepimento della direttiva da parte del governo nazionale ha costretto i tecnici ad affollare con massima urgenza le aule del Organismi di Valutazione.
Grazie allo sforzo di tutti gli addetti ai lavori oggi decine di migliaia di tecnici in Italia hanno acquisito la certificazione. Tuttavia mentre negli Stati Uniti disperdere gas nell’atmosfera è considerata un aggravante che costerà al malfattore citato ad inizio articolo qualche mese in più di prigione rispetto al solo reato di furto, in Italia sono tantissimi i “tecnici” che operano senza averne le qualifiche e senza aver acquisito le nozioni base che consentano di svolgere la professione nel migliore dei modi. Offrendo un servizio insostituibile per il quotidiano di ciascuno rispettando l’ambiente che ci circonda.
Un commento