Summit strano quello ospitato da Angela Merkel sulle Alpi Bavaresi. La prima impressione è che si sia tornati a prima del ’98 anno in cui il G7 divenne G8 con l’ammissione del colosso russo.
Quest’anno la Russia non era presente, respinta dai grandi della terra e in posizione sempre più isolata per le vicende legate alla Crimea, con grave pregiudizio delle aziende italiane che, viste le sanzioni della UE, nel biennio 2014 – 2015 hanno pagato un salatissimo conto di circa 3 miliardi di Euro, non risparmiando ovviamente il settore “bianco”.
I 7 capi di stato di Germania, Italia, Francia, Canada, Giappone, Stati Uniti e Regno Unito si sono accordati per mantenere l’aumento della temperatura globale entro il limite di 2 gradi, rispetto a livelli preindustriali e sulla decarbonizzazione totale entro fine secolo. E’ la prima volta che i grandi della Terra concordano su questo tema ricevendo addirittura il plauso di Greenpeace che con il portavoce dichiara: “Sul cima, il G7 ha raggiunto dei risultati”.
Di avviso leggermente diverso il noto climatologo Luca Mercalli che dichiara: “Non significa niente di nuovo: ripetiamo da anni che i due gradi sono la soglia di sicurezza per evitare cambiamenti catastrofici. Quello che è successo a Elmau è la presa di coscienza che se superiamo questi due gradi tutto diventerà più difficile e ci possiamo aspettare di tutto, fino ai 5 gradi in più se le scelte economiche rimangono tali e quali a quelle finora prese.”. Parafrasando, Mercalli apprezza le parole ma chiede di passare subito ai fatti.
Il ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti ha scritto, tramite Twitter, che l’accordo raggiunto è un “segnale importantissimo, che porta all’apertura del viatico verso la conferenza di Parigi (COP21)” e il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha Twittato “#G7Summit #G7 si chiude bene su clima ambiente sviluppo. Italia non è più il problema dell’economia mondiale, ma parte della soluzione”.