
Vienna, 6 Maggio 2022 – Il Futuro dell’Africa passa dal Freddo: in un continente che registra zone nelle quali lo spreco alimentare supera il 70% per via dell’impossibilità di conservare adeguatamente il cibo prima che possa arrivare sulle tavole degli abitanti, e in cui spesso è impossibile fare arrivare medicinali e vaccini perché mancano le infrastrutture per mantenerli alla temperatura corretta, il Freddo può essere la chiave per una svolta senza pari.
L’appuntamento di Vienna, al quale hanno partecipato Marco Buoni (Presidente di AREA, realtà internazionale che raccoglie in sé tutte le principali associazioni del Freddo Europeo) e Madi Sakandé (U-3ARC, il corrispettivo africano di AREA) ha messo in evidenza un punto fondamentale: la chiave per garantire un Freddo efficiente in Africa è la formazione.
L’argomento sarà trattato anche il prossimo 21 maggio all’interno di un webinar che vedrà protagonisti AREA e U-3arc, coordinato e promosso dal Centro Studi Galileo, primo centro per la formazione nel settore.
L’incontro ha visto la partecipazione anche di Ole Nielsen (Chief, Montreal Protocol Division, Environment Department per UNIDO, United Nations Industrial Development Organization) e di numerosi Industrial Development Officers di UNIDO, ai quali Marco Buoni e Madi Sakandé hanno evidenziato l’attuale situazione e presentato una serie di possibili soluzioni: occorre studiare una nuova metodologia formativa per i paesi africani, in particolar modo per quelli in via di sviluppo.
Lo scopo è quello di implementare al massimo l’applicazione dell’emendamento di Kigali al Protocollo di Montreal, in particolar modo assicurandosi che il nuovo Freddo africano parta già adottando i Refrigeranti Naturali sin dall’inizio, aspetto imprescindibile da una forte formazione per via delle difficoltà tecniche che presentano.
Innanzitutto, per procedere sarà necessario garantire la fornitura dei materiali necessari: saranno necessari sopralluoghi per verificare lo stato dell’arte e comprendere al meglio quali attrezzature mancano nei singoli centri di formazione, oltre a un forte confronto con gli esperti locali per costruire programmi d training estensivi e completi, in grado di formare alla perfezione una nuova generazione di Tecnici qualificati e pronti ad affrontare la nuova transizione tecnologica.
La chiave sarà la sostenibilità: i Paesi dovranno essere messi in condizione di poter procedere in autonomia, quando il progetto sarà partito, e per fare questo sarà necessario un intervento deciso a livello normativo da parte dei singoli Paesi.
“Vorremmo individuare ogni volta tre attori fondamentali”, ha spiegato Madi Sakandè: “Un organo interno, ossia il Paese in cui si svolge la formazione, uno esterno, ossia a seconda dei casi AREA o U-3ARC, e infine l’UNIDO, come osservatore esterno”.
Questo articolo è offerto da Centro Studi Galileo, il più autorevole Centro Formativo in Europa, considerato uno dei primi nel mondo, per l’attività di formazione (Corsi) e informazione (Convegno Europeo) nei settori della refrigerazione e del condizionamento.
Fondato nel 1975 ha formato circa 60mila Tecnici e da sempre collabora con realtà internazionali, sviluppando partnership di altissimo livello con le Nazioni Unite, l’Istituto Internazionale del Freddo e la Commissione Europea. Le Nazioni Unite hanno scelto Centro Studi Galileo per la formazione dei Tecnici nei paesi in via di sviluppo.
È Editore di Industria&Formazione, la prima rivista italiana del settore.
Dal Centro Studi Galileo, recependo le direttive europee e nazionali, nascono il Patentino Europeo Frigoristi e il Patentino Italiano Frigoristi, Certificazioni che hanno permesso ai Tecnici italiani del Freddo di battere la concorrenza a basso costo e dare piena dignità ad una Professione che meritava da tempo di essere riconosciuta offrendo una Patente ai Tecnici che operano con capacità tecniche, senza rischi e a impatto zero. Per info scrivere a corsi@centrogalileo.it