Due strade diverse per Kyoto e Montreal. La politica del doppio forno di Trump tra Kigali e Parigi

 

elezioni-usa-2016-trumpCom’è noto il 15 ottobre 2016 a Kigali, in Rwanda, è stato approvato l’importantissimo emendamento al Protocollo di Montreal che porterà al definitivo pensionamento dei gas climalteranti.
L’emendamento eviterà un aumento di 0,5°, la più grande riduzione di temperatura mai ottenuta in un unico accordo, garantendo un risparmio di 70 miliardi di tonnellate di CO2 emesse in ambiente.
Le economie più floride come Unione Europea e Stati Uniti  inizieranno a limitare l’uso di HFC nel giro di pochi anni con un taglio netto del 10% dal 2019.
La Cina, le Nazioni dell’America Latina e le isole della Micronesia ne inibiranno l’uso dal 2024.
Altri paesi in via di sviluppo, in particolare l’India, il Pakistan, l’Iran, l’Iraq e gli Stati del Golfo non congeleranno l’uso fino al 2028; la Cina, il più grande produttore al mondo di HFC, darà il via all’applicazione della riforma nel 2029.
A differenza di quanto accaduto per l’intesa sul clima COP21 dell’11 dicembre a Parigi, sull’accordo di Kigali l’amministrazione Trump pare non mostrare contrarietà.
“Stiamo cercando di tenere i due accordi separati, perché sono situazioni completamente diverse”, ha dichiarato Stephen Yurek, presidente e amministratore delegato dell’AHRI, che rappresenta i grandi produttori di apparecchiature di riscaldamento e raffreddamento.
L’accordo di Kigali “fa parte di un protocollo di successo e la sua promozione supporterà l’industria americana e lo sviluppo di nuove tecnologie”, ha dichiarato Yurek, che prosegue “l’accordo di Kigali unisce, fatto raro, organizzazioni ambientaliste e rappresentanze industriali”.
L’Emendamento va ratificato dal Senato, entro la fine del 2018 con una maggioranza di due terzi.
L’attuale composizione della camera alta degli States, 52 Repubblicani, 46 Democratici e 2 indipendenti, non consente ai Repubblicani, anche nell’eventualità di un voto unanime del Gruppo, di rendere valida la ratifica. Servirà quindi la stampella Democratica ad una maggioranza che su questo tema potrebbe avere più d’una difficoltà.

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