Emissioni CFC-11, l’EIA chiede azione della Cina: “Ma serve revisione del protocollo di Montreal”

air-pollution-climate-change-dawn-221012A seguito della notizia che ha confermato la provenienza dalla Cina orientale di massicce emissioni di CFC-11, l’Agenzia di Investigazione Ambientale (Environmental Investigation Agency) ha rilasciato alcune dichiarazioni.
Questa nuova ricerca dimostra scientificamente che le emissioni di CFC-11 su larga scala provenivano dalla Cina orientale, come indicato dalle nostre inchieste e dai nostri report“, ha detto Avipsa Mahapatra, US Climate Campaign Lead dell’EIA.
Lo scorso anno era stata proprio l’EIA a far accendere i riflettori sul problema delle emissioni di CFC-11, gas chimico facente parte di un gruppo di inquinanti vietati dal Protocollo di Montreal del 1987 in quanto dannoso per l’ozono.

Il fatto che gli scienziati non riescano a localizzare con esattezza la fonte delle restanti emissioni evidenzia la mancanza di capacità di monitoraggio in altre parti del mondo. Questo non può essere trattato come un caso isolato in Cina e sottolinea la necessità di rivedere radicalmente il regime di monitoraggio e di applicazione del Protocollo di Montreal, inclusa l’espansione dei metodi per tracciare la catena di approvvigionamento di sostanze controllate“.
Clare Perry, UK Climate Campaigns Leader dell’EIA, ha aggiunto: “Ci sono ancora diverse questioni irrisolte, compresa quella relativa a quanto CFC-11 illegale rimane all’interno di depositi nascosti o può essere già stato esportato in prodotti spugnosi o miscele di poliolo. In ogni caso, l’azione più critica per la Cina adesso è quella di individuare e bloccare definitivamente tutta la produzione di CFC-11. Ciò richiederà una significativa e prolungata attività di contrasto da parte della Cina“.

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